Corso SIV, fare o non fare? Questo è il dilemma.
Chi non si è mai posto questa domanda?
Abbiamo deciso di raccogliere qualche intervista per cercare di dare una risposta a questa domanda, in base a che tipo di pilota siete.
Oggi sentiremo l’opinione di Stefano, classe 1971, pilota “conservativo”.
Volo dal 2006 e sono sempre stato un volatore conservativo.
Ho iniziato da “grande”, avevo già perso l’incoscienza della gioventù. Spesso penso di eccedere troppo nella prudenza (o forse credo troppo poco nelle mie possibilità), ma ogni tanto qualche bel volo esce anche a me.
Quando ho preso la decisione di cominciare a volare, avevo amici che volavano, sono stato incuriosito subito. All’inizio pensavo fosse un’ attività più estrema, ed ero troppo preso a fare altro. Poi mi sono deciso e ho smesso di fare altro. La parte più pesante per me è stata la logistica. Ho frequentato il corso presso il parapendio club di Cavallaria, con sede a Baio Dora, frazione di Borgofranco d’Ivrea (TO).
Andare a Cavallaria , per me, è stato un bell’ impegno, anche se all’epoca era il posto più comodo per me.
Durante il corso, mi capitava di andare anche durante la settimana e percorrere circa 300 km fra andata e ritorno, spesso da solo.
All’inizio, durante la prima fase, “i campetti”, pensi che non ce la farai mai a sollevare la vela correttamente, a controllarla, ecc. ecc. (penso come tutti e in tutte le cose). Poi un giorno scatta qualcosa e sei pronto per il tuo primo volo.
Non ho mai pensato di non farcela, ma sono sempre stato rispettoso del volo e del rischio che può comportare prenderlo sottogamba.
So per certo che non sarò mai uno da voli di cross strepitosi, mi creo troppi limiti mentali a terra, che in aria continuano a crescere.
Un giorno, trascinato da un amico, mi sono fatto convincere ad accompagnarlo a fare un corso SIV, per fargli compagnia. Così ho partecipato anche io ad un corso SIV sul lago di Garda con Alessio Casolla.
Era il 2014, volavo già da alcuni anni; i vecchi volatori mi hanno sempre detto che in realtà non serviva, che era inutile andarsi a cercare dei problemi provocando certe configurazioni volontariamente, con il rischio di spaventarsi e smettere di volare, che tanto le chiusure sarebbero arrivate comunque e che quindi non serviva andarsele, appunto, a cercare. Niente di più sbagliato!
E’ stata la cosa migliore che ho fatto dopo aver deciso di iniziare a volare in parapendio. Sarei dovuto andare molto prima! Forse non subito finito il corso, ma appena uno riesce a prendere confidenza col volo e con la vela, dovrebbe fare un corso SIV, senza aspettare troppo. Altrimenti si creano delle fisse mentali, delle abitudini, spesso non sempre corrette, che poi sono difficili da eliminare.
La manovra che più mi preoccupava e che tuttora (purtroppo) mi preoccupa, è lo stallo, infatti non l’ho fatto al corso SIV (con un po’ di rammarico).
Avrei dovuto farlo all’ultimo volo e quel giorno il vento era un po’ troppo sostenuto per i miei gusti, ho visto qualche decollo non proprio ortodosso, ed allora ho preferito non decollare. Non ero dello spirito giusto.
Tuttora, mi preoccupa perché temo di non essere abbastanza bravo per saperlo gestire. Anche se probabilmente è come per tutte le altre manovre che non avevo mai affrontato e che poi ho fatto durante il corso SIV.
E’ più grande la preoccupazione di quello che poi è in realtà.
Ho sempre pensato, per esempio, che la chiusura frontale asimmetrica fosse chissà che, così come pensavo che la chiusura frontale simmetrica fosse un evento spaventoso e così via. In realtà sono molto meno traumatizzanti di quello che uno si aspetti. O almeno, di come me le aspettavo io !
Prima di fare il corso SIV non ho mai dovuto fare i conti con chiusure importanti (E neanche dopo, sono un conservativo per l’appunto), pensavo a cosa sarebbe successo in caso di problemi ; mi aspettavo qualcosa di veramente particolare e spaventoso. In realtà, facendo le manovre, ho visto che sono molto meno traumatizzanti di quello che mi aspettavo. Per me, è stata maggiore la preoccupazione per quello che si sarebbe dovuto fare, di quella che è poi la reale difficoltà nel farlo.
Forse, la cosa più utile del corso SIV, è stata proprio questa. Farmi capire che in realtà erano più le “menate” che mi facevo io, di quello che è in realtà gestire un inconveniente in volo. Ora, dopo il corso SIV, volo senz’altro più conscio di quello che può comportare una chiusura o un qualche altro inconveniente. Volo senz’altro più tranquillo, più sicuro e più consapevole delle dinamiche del volo.
Fortunatamente sono stato spronato del mio amico. Andare in coppia, psicologicamente mi ha aiutato. Si è subito creato un bel legame anche con gli altri partecipanti al corso.
Eravamo tutti nella stessa barca e ci siamo subito sentiti in confidenza.
Quando sei appeso sotto la vela ci sei tu, solo con te stesso. Avere, però, a terra qualcuno con cui si è affiatati per scambiarsi pensieri, timori e soddisfazioni può rendere senz’altro l’esperienza più piacevole e produttiva.
Fate un corso SIV, non ve ne pentirete!
Oggi, diciamo che non ho più la foga degli inizi, cioè, che non devo volare a tutti i costi. Se le condizioni sono molto deboli, anche se non volo da un po’ posso anche farne a meno, diciamo che se è più la fatica di ripiegare che quella di volare, allora preferisco passare direttamente alla birretta post-volo!
Per me volare significa muoversi, non sono interessato all’acrobazia, mi piace fare della strada (anche se ne faccio poca!). Mi piace la sensazione di essere in aria, di muovermi con lei. L’idea di salire e di fare dei chilometri, in pratica con uno “straccio” sopra la testa, mi stupisce tutte le volte che succede.
Come ho già detto, da pilota anziano sono più abituato a tirare il freno che a lanciarmi in sfide, anche con me stesso. Per quello penso di rendere di più durante le gare (anche se non sono particolarmente interessato a vincere la gara in se, quanto a vincere la sfida con me stesso) che quando volo da solo. Avere un obiettivo (una task, un compito da svolgere) mi costringe a cercare di perseguirlo.
Se sto volando per conto mio, inizio ad avere pensieri negativi, che limitano il mio volo, come l’idea di rimanere a metà tragitto e farmi venire a prendere da qualcuno, oppure si fa strada il pensiero di non raggiungere il posto prestabilito, o che non troverò un’altra termica che mi permetterà di salire e resterò perso in giro come un cretino e così via.
Il corso SIV mi ha aiutato anche in questo rendendo la mia mente un po’ più libera di pensare solamente al volo.
Spero, con questo articolo, di essere stato di aiuto a chi, come lo sono stato io, è ancora indeciso sull’affrontare un corso SIV o meno.
Buoni Voli!
Stefano